L’Eccitazione: il Motore del Cambiamento nella Gestalt
Era il sesto weekend di corso per diventare Gestalt counselor, eppure sembrava il primo. Ogni volta, una nuova sfida, una nuova scoperta. Stavamo esplorando qualcosa di profondo, qualcosa che andava oltre le tecniche o i modelli teorici. Cristian Flaiani ci stava parlando dell’eccitazione, un concetto che nella Gestalt rappresenta il punto di incontro tra la nostra esperienza interna e il mondo esterno. Mi chiedevo cosa significasse davvero. Per me, l’eccitazione era sempre stata qualcosa di istintivo, legata alla gioia o al desiderio. Ma Cristian stava svelando uno strato più profondo.
🟡Il concetto di eccitazione nella Gestalt🟡
L’eccitazione, ci spiegava, è un concetto cardine nelle teorie della Gestalt. Secondo i principali autori della Gestalt, come Fritz Perls, Laura Perls e Paul Goodman, l’eccitazione è la manifestazione di un bisogno emergente, la tensione che ci spinge a entrare in contatto con l’ambiente per soddisfarlo. È il processo che attiva il ciclo del contatto, una serie di fasi che ci guidano dalla percezione di un bisogno alla sua soddisfazione.
Nella Gestalt, l’eccitazione non è solo un’emozione, ma un’esperienza psicofisica completa. È un’energia che attraversa tutto il nostro essere: corpo, mente e spirito. Si manifesta quando qualcosa dal nostro campo di consapevolezza emerge e ci spinge verso un’azione creativa e significativa. Questa energia ci guida a riconoscere i nostri bisogni, a interagire con l’ambiente, e a crescere come individui. Tuttavia, quando l’eccitazione viene bloccata, il ciclo del contatto si interrompe e noi rimaniamo intrappolati in uno stato di frustrazione e angoscia.
🟡L’angoscia: il blocco dell’eccitazione🟡
Ricordo perfettamente la sensazione. Come un’auto con il motore acceso, pronta a partire, ma bloccata dai freni. L’energia c’è, la voglia di andare avanti pure, ma qualcosa impedisce il movimento. È come vedere la meta davanti a te, ma non riuscire a fare quel primo passo. In quei momenti, l’angoscia prendeva il sopravvento. L’angoscia, ci diceva Cristian, è proprio il risultato di un’eccitazione che non trova sbocco, di un bisogno che rimane insoddisfatto e di un contatto interrotto.
Cristian Flaiani ci invitava a riflettere su questi blocchi, spiegando che nella nostra formazione di Gestalt counselor non potevamo semplicemente apprendere delle tecniche e applicarle sugli altri. Dovevamo affrontare prima di tutto i nostri blocchi. Come potevamo aiutare i nostri futuri clienti se non sapevamo riconoscere e trasformare le nostre difficoltà? Le parole di Flaiani mi hanno fatto pensare a tutte quelle volte nella mia vita in cui ho sentito quell’energia bloccata, quella frustrazione crescente che sembrava non avere via d’uscita.
🟡L’Oggetto del Destino: Un Esercizio per Sbloccare l’Eccitazione🟡
Durante la lezione, ci è stato chiesto di creare un esercizio che potesse aiutare i nostri futuri clienti a sbloccare l’eccitazione bloccata. Ed è lì che ho avuto l’idea di un esercizio che ho chiamato “l’oggetto del destino”. L’ispirazione è venuta dalle mie esperienze personali, dai momenti in cui mi sono sentito perso e intrappolato nell’oscurità, senza sapere come uscirne.
L’idea dietro l’oggetto del destino
Mi sono immaginato una stanza buia, una metafora di quei momenti di stallo. In questa stanza, c’è un baule, e dentro c’è un oggetto. Un oggetto che può fare luce in quel buio, che può guidarti fuori. Un oggetto del destino, che rappresenta le tue capacità, i tuoi talenti, la tua forza interiore.
Ho proposto questo esercizio al gruppo, ma la verità è che l’ho creato anche per me stesso. Quante volte mi ero sentito così, intrappolato nel buio, senza una via d’uscita? E quante volte avevo dimenticato di avere, dentro di me, tutto ciò di cui avevo bisogno per trovare la strada? L’oggetto del destino è lì per ricordarci che, anche nei momenti di maggiore angoscia, abbiamo sempre delle risorse interne che possono aiutarci. Il compito del counselor, e del cliente stesso, è riconoscerle e utilizzarle.
🟡L’importanza del riconoscimento delle emozioni🟡
Questa comprensione del processo emotivo mi ha fatto pensare anche a quanto detto dalla docente Florianne Formica, il giorno dopo, nella sua lezione sulle emozioni. Florianne ci ha spiegato che le emozioni sono come guide interiori, strumenti preziosi che ci indicano la strada da seguire. Se l’eccitazione rappresenta la spinta verso l’azione, le emozioni sono le mappe che ci orientano lungo il percorso. Ignorarle, o peggio, bloccarle, significa smarrirsi.
In fondo, il nostro lavoro come counselor sarà proprio questo: aiutare i nostri clienti a riconoscere e navigare attraverso le loro emozioni, a sciogliere quei blocchi che impediscono all’eccitazione di fluire liberamente.
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🟡Lavorare sui Blocchi: Un Percorso di Crescita Personale🟡
Lavorare su di me durante questo percorso di formazione non è stato semplice. Ogni volta che affronto un blocco emotivo, sento la tentazione di tornare indietro, di rifugiarmi in una comfort zone fatta di confluenza, dove l’indifferenziazione tra me e l’ambiente mi dà l’illusione di sicurezza.
🟡L’intelligenza emotiva e il ruolo del counselor🟡
Ma come ci ha insegnato Florianne Formica, l’intelligenza emotiva non consiste nel reprimere ciò che sentiamo, ma nel riconoscerle e utilizzarle in modo costruttivo. È un processo che richiede coraggio, consapevolezza e, soprattutto, pazienza.
Nel counseling, come nella vita, non possiamo evitare i momenti di blocco. L’importante è saperli affrontare. L’eccitazione è il nostro motore, ma se non riusciamo a farlo partire, dobbiamo fermarci, riflettere e trovare un modo per rimetterlo in moto. L’oggetto del destino è una metafora di questo processo. È uno strumento che ci ricorda che la chiave per sbloccare l’angoscia è dentro di noi.
🟡Conclusioni: La Lezione del Sesto Weekend di Corso🟡
Questa è la lezione più grande che ho imparato in questo sesto weekend di corso per diventare Gestalt counselor. Non si tratta solo di apprendere nuove tecniche o teorie. Si tratta di lavorare su me stesso, di affrontare i miei blocchi e di trasformarli in opportunità di crescita. E quando sarò di fronte a un cliente che si sente bloccato, saprò che non sono lì per fornirgli la soluzione, ma per aiutarlo a trovare il suo oggetto del destino, quel qualcosa che lo guiderà fuori dall’oscurità e lo porterà verso la luce.
Alla fine, il counseling Gestaltico è questo: un viaggio di scoperta, di sblocco, di eccitazione che, se guidato con attenzione e cura, può trasformarsi in crescita e cambiamento.
Al prossimo diario,
Greg 😉