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Le Resistenze al Contatto nella Psicologia della Gestalt

Quando sentiamo parlare di “resistenza al contatto”, è facile immaginare un muro che si oppone tra noi e l’altro, qualcosa che ci impedisce di procedere e che, in qualche modo, dobbiamo superare. Tuttavia, le resistenze che incontriamo nella vita, nelle relazioni interpersonali, e con noi stessi, sono molto più complesse di semplici ostacoli da abbattere.

Come esplorato durante il corso per diventare counselor ad approccio gestaltico condotto dai formatori Simbiosofia, le resistenze al contatto non sono intrinsecamente negative; al contrario, rappresentano occasioni di creatività adattiva, risorse che l’individuo ha sviluppato nel corso del tempo per proteggersi. Durante il weekend formativo, abbiamo imparato a riconoscere queste resistenze, a comprenderle, e a usarle come strumento per favorire la crescita personale. Scopriamole insieme, in questo racconto del settimo weekend di corso.

🟡Cosa sono le Resistenze al Contatto nella psicologia della Gestalt?🟡

Nel corso delle due giornate, la docente Fabiana Solustri ci ha guidati nel lavoro pratico sulle resistenze, offrendo uno spazio sicuro per sperimentare e riflettere. Secondo la prospettiva della Gestalt Therapy, la resistenza non è altro che una risposta naturale, sviluppata per proteggerci da esperienze percepite come dolorose o minacciose. Le resistenze al contatto, in particolare, rappresentano quei momenti in cui interrompiamo o evitiamo il contatto pieno con noi stessi, con gli altri o con l’ambiente circostante.

Il docente Cristian Flaiani ha spiegato che le resistenze non sono solo strumenti di sopravvivenza, ma anche strategie di successo che ci hanno aiutato a rispondere alle sfide della vita. L’obiettivo, secondo Flaiani, non è eliminare queste resistenze, ma aggiornare la nostra relazione con esse, rendendole consapevoli e funzionali.

Ogni resistenza ha una sua funzione: protegge qualcosa di prezioso, come il nostro senso di sicurezza, la nostra identità o le nostre emozioni più profonde. Tuttavia, quando queste resistenze diventano rigide o croniche, possono trasformarsi in ostacoli al nostro benessere e alla nostra capacità di vivere in modo autentico. È proprio in questi casi che entra in gioco il lavoro del counselor gestaltico, che aiuta il cliente a riconoscere le proprie resistenze e a lavorare su di esse in modo creativo e consapevole.

Quando le resistenze diventano disfunzionali, il compito del counselor gestaltico è quello di aiutare il cliente a trasformarle in strumenti di crescita. Per farlo, è fondamentale comprendere la natura di queste resistenze e come si manifestano nel ciclo del contatto.

🟡Le 5 forme di Resistenze al Contatto🟡

Abbiamo esplorato cinque forme di resistenza al contatto, ognuna con le sue caratteristiche specifiche e le sue implicazioni:

  1.  Confluenza: si verifica quando una persona non riesce a distinguere i propri confini da quelli degli altri, perdendo la propria individualità. In questa condizione, l’individuo tende a evitare il conflitto o la differenziazione, cercando di adattarsi completamente all’altro per evitare il disagio. Il risultato è una mancanza di contatto autentico, poiché la persona rinuncia ai propri bisogni e desideri per conformarsi a quelli degli altri.
  2. Introiezione: È il processo attraverso cui una persona accetta passivamente norme, valori o credenze esterne senza metterle in discussione o integrarle consapevolmente nel proprio sistema di valori. In questo modo, le introiezioni possono diventare fonte di conflitto interiore, poiché l’individuo può trovarsi a vivere in base a standard che non rispecchiano realmente i propri bisogni o desideri.
  3. Proiezione: In questo caso, l’individuo attribuisce agli altri sentimenti, pensieri o desideri che in realtà appartengono a sé stesso. Questo meccanismo può servire a proteggere la persona dal confronto con aspetti di sé che trova inaccettabili o difficili da gestire.
  4. Deflessione: Qui, la persona evita il contatto diretto con l’altro, deviando l’attenzione o minimizzando l’importanza delle proprie emozioni. La deflessione può manifestarsi attraverso comportamenti come il sarcasmo, il distogliere lo sguardo o il cambiare argomento durante una conversazione.
  5. Retrofessione: Si verifica quando l’individuo trattiene dentro di sé impulsi o emozioni che vorrebbe esprimere all’esterno, rivolgendoli invece verso sé stesso. Questo può portare a un senso di frustrazione o auto-sabotaggio, poiché la persona non riesce a esternare ciò che prova realmente.

 

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🟡Il Lavoro Pratico sulle Resistenze: esplorando l’Introietto🟡

Uno degli esercizi proposti durante il weekend di formazione è stato il lavoro sull’introietto, una resistenza che si manifesta quando le persone accettano passivamente credenze, valori o aspettative altrui senza averli interiorizzati o fatti propri.

Fabiana Solustri ha supervisionato diverse simulazioni di colloquio di counseling, in cui ha evidenziato come l’introietto possa bloccare il vero contatto con sé stessi, impedendo alle persone di esprimere la propria autenticità.

Durante la simulazione, il cliente ha dimostrato una tendenza ad accettare certi valori o modi di pensare come propri, ma senza averli realmente esplorati o verificati personalmente. Questo ha permesso di mettere in luce il modo in cui l’introietto si radica nelle esperienze di vita e nelle dinamiche familiari o sociali. L’obiettivo di questo esercizio non era semplicemente rivelare l’introietto, ma aiutare il cliente a riconoscere quando sta accettando passivamente una convinzione o un’idea senza metterla in discussione.

Cosa significa introiettare? In termini gestaltici, l’introiezione avviene quando una persona incorpora idee, valori o comportamenti dall’esterno senza filtrare, analizzare o integrare veramente questi elementi nel proprio sistema di valori personali. L’individuo “ingoia” concetti altrui come fossero verità indiscutibili, spesso a causa di pressioni sociali, familiari o culturali. Questo meccanismo può portare a un conflitto interiore, poiché la persona non vive secondo i propri bisogni autentici, ma segue convinzioni che non le appartengono pienamente.

Lavorare sull’introietto richiede un processo di esplorazione attenta e delicata. Fabiana ha spiegato che, nel contesto del counseling, il primo passo è aiutare il cliente a diventare consapevole di quando sta adottando idee o valori non propri. Spesso, ciò emerge attraverso un linguaggio rigido o frasi fatte che il cliente ripete, come “dovrei essere così” o “è giusto comportarsi in questo modo”, rivelando la presenza di introietti.

Attraverso l’auto-osservazione fenomenologica, Fabiana ha invitato i partecipanti a esaminare queste affermazioni. L’introiezione, infatti, può provocare una dissonanza interiore, manifestandosi in disagio emotivo o fisico, e riconoscerla è il primo passo per liberarsene.

🟡Come Lavorare sull’Introietto🟡

Per lavorare sull’introietto nel processo di counseling è possibile supportare il cliente attraverso alcune strategie chiave:

Esplorazione delle Convinzioni: un aspetto cruciale del lavoro sull’introietto è esplorare le convinzioni del cliente e chiedere loro di riflettere su chi ha originato queste idee. Sottolineare l’importanza di portare il cliente a chiedersi: “Questa credenza è mia, o appartiene a qualcun altro nella mia vita?”

Accettazione senza Giudizio: come per altre forme di resistenza, è essenziale che il counselor accolga il cliente senza giudizio. L’introiezione si sviluppa spesso come meccanismo di adattamento, specialmente durante l’infanzia, quando l’individuo assimila valori familiari o culturali per sentirsi accettato. Portare queste dinamiche alla luce con delicatezza e comprensione è fondamentale per il successo del lavoro terapeutico.

Sperimentazione di nuovi modi di pensare: una volta che il cliente diventa consapevole degli introietti, il counselor può invitarlo a sperimentare nuovi modi di pensare e agire. Questo processo può includere la formulazione di affermazioni personali più autentiche o la messa in discussione di vecchi schemi di pensiero. Anche l’uso di esercizi di consapevolezza corporea possono aiutare i clienti a sentire come cambiano le loro sensazioni fisiche quando abbandonano gli introietti e si avvicinano a ciò che è veramente loro.

🟡La Sfida dell’Integrazione: portare la Consapevolezza nella Vita Quotidiana🟡

Una delle questioni principali emerse durante il weekend di corso è stata: come possiamo integrare la consapevolezza delle resistenze al contatto nella nostra vita quotidiana? La docente Fabiana Solustri ha sottolineato che l’integrazione di queste nuove consapevolezze avviene progressivamente, man mano che il cliente inizia a esaminare le proprie scelte e comportamenti attraverso una lente più critica e personale.

Ecco alcuni consigli emersi durante le riflessioni di gruppo, per facilitare la consapevolezza:

Domandarsi: “Questo pensiero mi appartiene?” Un’auto-riflessione costante aiuta il cliente a discernere quando sta agendo in base a un introietto.

Creare spazi di sperimentazione: creare il proprio spazio sicuro dove la persona può esplorare nuove modalità di contatto e autenticità, sperimentando come ci si sente a rifiutare introietti che non lo rappresentano.

Conclusione: Un Viaggio di Scoperta Continua

Il weekend di formazione è stato un’occasione preziosa per esplorare le resistenze al contatto attraverso un lavoro teorico e pratico. Grazie all’approfondimento di Cristian Flaiani e alla guida pratica di Fabiana Solustri, abbiamo potuto osservare come le resistenze al contatto possono limitare il contatto con il mondo e con noi stessi ma possono anche essere delle strategie per la nostra personale creatività adattiva, e come sia possibile lavorarci attraverso un processo di consapevolezza e integrazione.

La Gestalt Therapy ci ricorda che il lavoro sulle resistenze è un viaggio continuo. Ogni nuova esperienza di contatto ci offre la possibilità di riconoscere, padroneggiarle o superarle, e questo processo di scoperta ci permette di vivere in modo più autentico e consapevole.

Al prossimo diario,
Gregorio 🙂

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