La Proiezione come Specchio di Sé: formazione in Gestalt
L’ottavo dei dieci incontri del corso per diventare Counselor ad approccio gestaltico è iniziato con la docente Fabiana Solustri che ci ha introdotti e guidati attraverso il concetto di “proiezione“.
Il weekend è iniziato con una semplice domanda: “Come state?”. Una domanda che, come ho imparato, non è mai solo una domanda. Era, piuttosto, un invito a esplorare come stessimo davvero, dentro e fuori. Avevo un’energia piuttosto scarsa all’inizio, ero calmo ma anche un po’ spento. La mia attenzione non era al massimo, ma il tema della proiezione ha iniziato subito a solleticare qualcosa in me.
🟡La proiezione nella psicologia della Gestalt🟡
In Gestalt, la proiezione è vista come una forma di resistenza al contatto e un meccanismo che ci impedisce di vedere aspetti di noi stessi. Spesso, ci ha spiegato Fabiana, attribuiamo agli altri le qualità o atteggiamenti che non riusciamo a riconoscere o accettare in noi stessi. Insomma, vediamo negli altri tutto ciò che, in realtà, proiettiamo da dentro.
🟡Chi Mi Riflette?🟡
Ci ha chiesto di scegliere alcune persone dal gruppo, con due criteri precisi: qualcuno che rappresenti una caratteristica che vorremmo avere e qualcuno che, invece, rifletta qualcosa che non vorremmo appartenesse a noi. Per non fare nomi racconterò questa esperienza attribuendo alle persone scelte personalmente le lettere X,Y e Z.
Di X, vorrei avere la stabilità lavorativa. Mi colpiva la sua capacità di essere determinata ed empatica: qualità che a volte vorrei avere in misura maggiore. Anche Y aveva qualcosa che ammiravo: una capacità innata di prendersi lo spazio nell’ambiente e di mantenere un equilibrio che la rendeva centrata.
In questa persona vedevo quella sicurezza e quel radicamento che mi piacerebbe avere di più, soprattutto in momenti di incertezza.
Dall’altro lato, in Z vedevo un riflesso dei miei lati meno luminosi: la difficoltà di farmi spazio e un senso di oppressione che, a volte, riesce a prendere il sopravvento. Z mi ricordava quel lato di me che tende a soffocare l’autenticità, che a volte mi fa sentire come se stessi vivendo a metà.
Ecco, in questo esercizio ho cominciato a cogliere come le persone possano essere specchi fedeli, riflettendo aspetti di noi stessi che magari non vorremmo vedere. E questo è proprio ciò che accade quando mettiamo in atto la proiezione.
🟡Il Colloquio di Counseling: Tra Proiezione e Contatto🟡
Sabato pomeriggio, dopo gli esercizi di proiezione con Fabiana, abbiamo avuto una sessione di simulata di counseling. La counselor era Elena, mentre la cliente Alessandra. Tema del colloquio? Il lavoro.
È stato interessante vedere come Elena ha usato un esercizio per aiutare Alessandra a esplorare i suoi desideri, guidandola, dopo un’accurata rielaborazione, a scrivere su dei bigliettini tutto ciò che avrebbe voluto per la sua vita lavorativa. Una volta scritti, abbiamo osservato Alessandra mentre esprimeva ciò che provava per ogni desiderio.
Lo scopo del colloquio era quello di lavorare anche con la resistenza al contatto della proiezione. In questo caso, far riflettere la persona su delle parole chiave che lei stessa aveva fatto emergere ci ha fatto comprendere come si possa utilizzare la proiezione in modo funzionale. Portare alla luce desideri e aspettative permette alla persona di confrontarsi con immagini interiori che spesso restano inconsce. Così, lavorare sulla proiezione è stato utile per aiutare Alessandra a riconoscere i propri desideri autentici e a ridurre la distanza tra la realtà e le sue aspirazioni.
In questo processo, la proiezione è stata usata come uno strumento di introspezione, rendendo visibili parti di sé che, senza questa “esteriorizzazione” simbolica, potrebbero restare in ombra. Avere questi desideri davanti agli occhi ha permesso ad Alessandra di osservarli con maggiore consapevolezza, aiutandola a distinguere tra ciò che desidera realmente e ciò che potrebbe provenire da influenze esterne.
Guardando il colloquio, mi è stato chiaro come il lavoro di counselor sia in parte basato su un delicato equilibrio, in questo caso, aiutando il cliente a riappropriarsi delle proprie proiezioni per entrare in contatto con il proprio essere.
🟡La Proiezione come Meccanismo di Orientamento🟡
Domenica mattina, il 6 ottobre, Cristian Flaiani ci ha portato a esplorare il concetto di proiezione anche come meccanismo di orientamento. Ci ha spiegato che, nella Gestalt, la proiezione può essere una risorsa o un ostacolo.
Nel suo aspetto funzionale, è uno strumento di orientamento: è come se fossero le “antenne” che ci aiutano a percepire e valutare il mondo esterno, basandoci su intuizioni e presentimenti. Pensate alle antenne di una lumaca: sondano il terreno, esplorano l’ambiente per trovare il proprio percorso. Nella vita, proiettiamo aspettative, intuizioni e ipotesi sugli altri e sugli eventi, un po’ come le antenne. In certi casi, questa proiezione ci aiuta a orientarci, a prendere decisioni e a esplorare nuovi modi di pensare e di agire.
Ma se il meccanismo della proiezione diventa cronico, rischia di trasformarsi in una trappola. Flaiani ci ha fatto notare come la proiezione possa portare a generalizzazioni e stereotipi: iniziamo a vedere negli altri solo ciò che proiettiamo, alienando la nostra responsabilità e distanziandoci dal contatto reale. È come se andassimo in giro per il mondo con “occhiali speciali” che ci impediscono di vedere la realtà per com’è.
🟡Emozione e Contatto: Dall’Interno all’Esterno🟡
Flaiani ci aveva fatto riflettere sul ruolo dell’emozione nel contatto. Ho trovato potente l’esempio della ghianda spiegato da Paola Fares, la nostra tutor: ognuno di noi è come un seme che cerca di emergere, di fiorire, trovando il proprio “terreno” nell’ambiente.
Ma ha aggiunto Cristian: per fiorire è necessario che la nostra emozione emerga senza paura, senza il blocco imposto da un “dover essere” o da aspettative limitanti.
In questa fase, la proiezione diventa uno strumento di contatto. L’emozione è uno “shock” che scaturisce dall’incontro tra noi e l’ambiente: è un’esperienza che non possiamo vivere isolati. Cristian ci ha spinto a riflettere su come, per entrare in contatto con le nostre emozioni, dobbiamo superare le barriere, le resistenze che costruiamo attorno a noi. Questo significa accettare le nostre emozioni per come sono, senza cercare di reprimerle o ignorarle.
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🟡L’Altro Lato della Proiezione: Quando Diventa Ostacolo🟡
La proiezione, però, può trasformarsi in una fuga dalla responsabilità. Durante il pomeriggio la docente Cinzia Colantuoni ci ha mostrato come questo meccanismo possa diventare una scusa per non affrontare i nostri problemi: incolpiamo gli altri – i colleghi, i datori di lavoro, la famiglia – per giustificare le nostre difficoltà.
Quando proiettiamo eccessivamente, iniziamo a vivere in un “film” personale dove gli altri sono i “cattivi” e noi le vittime, incapaci di cambiare la nostra situazione. In casi estremi, la proiezione diventa quasi una forma di dissociazione: ci isoliamo dal reale e ci chiudiamo nelle nostre convinzioni. Diventiamo ciechi alla realtà e alieniamo le nostre possibilità di crescita.
🟡Riconnettersi con la Realtà🟡
Alla fine del weekend, mi sono sentito diverso. Mi sono accorto di quanto le proiezioni influenzassero le mie percezioni e come, a volte, la convinzione che gli altri siano la causa dei miei problemi fosse più un riflesso di me stesso che una realtà oggettiva.
La consapevolezza che è emersa in me, durante questo incontro, è che bisogna accettare le proiezioni come parte di noi, senza giudicarle o cercare di eliminarle, ma solo per vedere come e quando ci influenzano. Riconoscere la proiezione significa poterla utilizzare come strumento di crescita e di evoluzione personale.
Al prossimo diario,
Greg 🙂