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Orientamento precoce: esigenza epocale

⭕️Accade durante un colloquio di orientamento.

Lui fa la terza media.

A sinistra disegna il proprio sabotatore, l’ipercritico persecutore e a destra disegna se stesso in preda alla confusione (cervello caotico), pieno di preoccupazioni (linee fitte in fronte), con una marea di occhi pervasivi che lo rendono immobile, neutrale, catalettico.

Il sabotatore taglia le orecchie, toglie la bocca e cristallizza l’espressione del volto facendogli perdere il contatto con gli altri e la relazione con se stesso.

Questa immagine è potente e racconta una verità profonda: molti ragazzi, prima ancora di compiere scelte scolastiche e professionali, sono già vittime di sabotaggi interni che li blocca, impedendo loro di riconoscere il proprio valore e orientarsi con lucidità. Per questo, l’orientamento non può limitarsi a fornire informazioni sulle scuole o sul mercato del lavoro, ma deve essere un processo di crescita personale capace di liberare il potenziale dei giovani.

⭕️Perché è Fondamentale un Orientamento Precoce

L’orientamento spesso viene trattato come una scelta tecnica da affrontare solo alla fine di un ciclo scolastico. In realtà, il bisogno di orientamento è molto più profondo e precoce: si manifesta già nella preadolescenza, quando i ragazzi iniziano a interiorizzare giudizi, paure e condizionamenti che li spingono verso percorsi non autentici. Intervenire tardi significa rischiare di trovarsi davanti a giovani già bloccati, che non sanno riconoscere le proprie inclinazioni e che, come il ragazzo del disegno, hanno perso il contatto con se stessi.

Un orientamento precoce, invece, permette di:

✔️Aiutare i ragazzi a sviluppare un’identità solida
✔️Offrire strumenti per gestire preoccupazioni, paure e pressioni esterne.
✔️Favorire l’autoefficacia, la fiducia nelle proprie capacità decisionali.
✔️Prevenire scelte basate sulla paura anziché sulla consapevolezza.

⭕️La Necessità di una Formazione Strutturata per gli Orientatori

Il caso del ragazzo dimostra che l’orientamento non è solo un lavoro di consulenza informativa, ma richiede una forte preparazione psicopedagogica. Un professionista dell’orientamento deve saper:

✔️Leggere i segnali emotivi dietro le scelte e i blocchi degli studenti.
✔️Aiutare i ragazzi a riconoscere i propri autosabotaggi e trasformarli in risorse.
✔️Integrare strumenti di crescita personale per rafforzare il potere decisionale.
✔️Lavorare sulle competenze trasversali (soft skills) e sulla costruzione di un mindset positivo.

⭕️L’Integrazione delle competenze di Counseling

Qui entra in gioco il counseling, che offre tecniche di esplorazione e sblocco delle paure, aiutando i giovani a ritrovare il loro centro.

Integrare le competenze del counseling nell’orientamento significa:

✔️Offrire un supporto personalizzato ai ragazzi che vivono preoccupazioni
✔️Creare percorsi di empowerment per aumentare la fiducia nelle proprie scelte.
✔️Lavorare sulle resistenze e sulle convinzioni limitanti che impediscono di agire.

Il caso del ragazzo di terza media dimostra che, senza un adeguato accompagnamento, molti giovani rischiano di perdere il contatto con se stessi ancora prima di scegliere il proprio futuro. È ora di ripensare l’orientamento come un percorso di crescita interiore, oltre che di scelta scolastica. Serve una rete di professionisti formati, capaci di leggere tra le righe e di offrire ai ragazzi strumenti reali per liberare la propria essenza e costruire un futuro autentico.

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http://www.cristianflaiani.it

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